L’EVOLUZIONE DELLA FIGURA DELL’OSS

In questi giorni si è tornato a parlare dell’evoluzione della figura dell’Operatore socio sanitario. Le associazioni di categoria oggi si battono per il riconoscimento di alcuni diritti, tra tutti l’introduzione di un albo nazionale e il riconoscimento della figura come professione sanitaria. Molti credono invece che il problema risieda alla radice, cioè nella formazione, troppo spesso inadeguata per un mestiere che richiede importanti responsabilità. Ecco quali dovrebbero essere gli obiettivi da raggiungere per realizzare una crescita culturale e professionale degli Oss.

#1 Strappare la formazione alle Regioni.

È un passo necessario per l’evoluzione della figura dell’Operatore socio sanitario, la cui formazione resta ancora ad appannaggio dalle Regioni, come prevede l’Accordo Stato-Regioni del 2001. Una disposizione che ha creato negli anni una formazione disomogenea che varia a seconda del territorio regionale. In Sicilia, per esempio, era pressoché impossibile conseguire il titolo Oss prima del 2014, anno in cui l’Assessorato alla Salute ha emanato i primi decreti per la formazione di questa figura professionale. Prima di allora molti siciliani si sono dovuti qualificare fuori dai confini isolani. Tuttora in Sicilia, per conseguire il titolo, è necessario qualificarsi prima come Operatore Socio Assistenziale e poi come Oss, seguendo un iter che prevede, rispetto al resto d’Italia, tempi più lunghi e costi relativamente maggiori. Un’anomalia che ha interessato anche la sfera delle mansioni dell’Oss che possono essere diverse da Regione a Regione. Ciò accade perché l’Accordo del 2001 non include un mansionario dettagliato e univoco per tutti gli Oss, ma un elenco di attività e competenze generiche e frammentarie che hanno spinto, in alcuni casi, le regioni ad emanare delle delibere per autorizzare gli operatori ad espletare una specifica mansione. È il caso per esempio della rilevazione della glicemia, che in alcune regioni l’Oss può eseguire e in altre no. È necessario dunque attivare corsi unici organizzati direttamente dal Ministero per fornire a tutti gli aspiranti Oss una formazione univoca e di qualità che tolga spazio a libere interpretazioni o a facili fraintendimenti.

#2 Irrigidire i criteri di accesso ai corsi di qualifica.

Da diversi anni ormai, sul web campeggiano locandine in cui sono immortalati giovani operatori sorridenti che invitano l’utente in cerca di lavoro ad iscriversi ad un corso Oss. Per un’evoluzione della professione si deve agire migliorando la formazione, rendendo innanzitutto più rigidi i criteri di accesso ai corsi, con l’introduzione di una preselezione che tenga conto delle motivazioni e delle attitudini del candidato.

#3 Esami più rigorosi.

L’esame di qualifica di Operatore Socio Sanitario è più che abbordabile. Un dato che ci induce inevitabilmente a riflettere sull’attendibilità di una formazione troppo spesso lacunosa. 

#4 Aggiornamento professionale periodico.

Altro importante fattore per la crescita professionale dell’Operatore socio sanitario sarebbe l’introduzione di corsi di aggiornamento, anche telematici, periodici ed obbligatori per tutti i lavoratori. In altre parole si dovrebbe investire quantitativamente e qualitativamente sulla formazione di tutti gli operatori, perché quella dell’Oss è una figura in continua evoluzione chiamata a fronteggiare sempre nuove sfide. La lotta al Covid-19 ne è una prova.

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