Il paziente con ipertensione: competenze e limiti dell’Oss.

Cos’è l’ipertensione?

Prima di analizzare quello che è il ruolo dell’operatore socio sanitario in relazione alla gestione del paziente iperteso, è necessario, seppur per sommi capi, sapere cos’è l’ipertensione e da cosa essa sia determinata. L’ipertensione è una condizione clinica determinata da un’elevata pressione del sangue. Si può iniziare a parlare di ipertensione quando i valori, rilevati a seguito della misurazione della pressione arteriosa, sono superiori ai 140/90 mmHg. È un problema molto diffuso nel nostro Paese e colpisce il 33% degli uomini e il 31% delle donne (Fonte SIIA, Società italiana dell’Ipertensione arteriosa). Tra le cause, hanno un’incidenza rilevante l’età, lo stress, i fattori genetici ma anche uno stile di vita non eccezionale e sedentario: un’alimentazione ricca di grassi, un’insufficiente attività fisica, il fumo e il consumo eccessivo di bevande alcoliche. Queste consuetudini possono condurre l’individuo ad una serie di problematiche, alcune anche molto serie, come ictus, infarti, insufficienze cardiache, aneurismi, eccetera.

Il ruolo dell’Oss.

L’operatore socio sanitario ricopre un ruolo importante nell’assistenza prestata al paziente che soffre di ipertensione. Uno dei compiti principali dell’Oss è infatti la rilevazione dei parametri vitali e, in questo specifico caso, della pressione arteriosa, che avviene tramite sfigmomanometro. Rientra tra le attività dell’operatore dunque il monitoraggio dei parametri dell’assistito iperteso. A tal proposito, non molto tempo fa, e sempre per questo blog, ho scritto un articolo dal titolo “La rilevazione della pressione arteriosa: un’importante competenza dell’Oss”, che forse può interessarti.

Altra competenza dell’Oss è, si legge nell’Accordo Stato Regioni del 2001, quello di “controllare e assistere la somministrazione delle diete”. Un soggetto iperteso generalmente viene invitato a seguire un regime alimentare basato su una dieta iposodica, povera di sali e ricca di potassio. Anche se non spetta all’Oss stabilire cosa deve mangiare un paziente, egli ha comunque il compito non solo di assisterlo durante i pasti, e se il caso di imboccarlo, ma anche di verificare se egli segua o meno correttamente la dieta assegnatagli. Dunque, a tavola dovrai controllare e verificare che il paziente mangi tutto quanto previsto nella dieta alimentare. Inoltre, se è il caso, potrai invitare l’assistito a bere con maggiore frequenza. L’idratazione infatti contribuisce a migliorare la funzionalità dei reni e dunque ad abbassare la pressione.

L’attività di monitoraggio sul paziente iperteso si estende anche alla somministrazione dei farmaci. Chiaramente quest’ultima è una competenza medica ed infermieristica, ma nell’Accordo Stato Regioni del 2001, è espressamente riportato che l’operatore socio sanitario può fornire il suo contributo “per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso”.

Infine, altra importante prerogativa dell’Oss nell’ambito dell’assistenza al paziente con ipertensione, è il riconoscimento di alcuni sintomi legati a tale condizione clinica. Anche se spesso l’ipertensione è asintomatica, i campanelli d’allarme che rivelano un probabile picco della pressione arteriosa su un paziente, sono mal di testa, vertigini, epistassi (perdita di sangue dal naso) e disturbi particolari alla vista (oscuramento del campo visivo). In tal caso, quello che dovrai fare è rilevare la pressione arteriosa e contattare il medico.

I limiti dell’Oss.

L’ho sottolineato prima, lo ribadisco adesso. La cura dell’ipertensione è una prerogativa esclusiva del medico. L’operatore socio sanitario non può e non deve assolutamente provvedere, in maniera autonoma e senza la prescrizione medica, alla somministrazione di farmaci. Dunque, qualora ti sia balenato in testa di far assumere una compressa di Lasix ad un paziente con pressione elevata, senza neppure avvisare chi di competenza, sappi che vai incontro ad una serie di rischi. Il primo è quello di arrecare un danno oggettivo al paziente, soprattutto se è allergico alla furosemide. Tale leggerezza potrebbe, inoltre, costarti caro sul piano legale. La somministrazione autonoma dei farmaci è infatti una competenza del medico e dell’infermiere. Se a farlo è un Oss potrebbe configurarsi il reato di esercizio abusivo della professione.

Ricapitoliamo.

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