Scabbia: cos’è e come si manifesta?

La scabbia è una malattia contagiosa della pelle. Si verifica tra gli esseri umani ed in altri animali. E’ stata classificata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come una patologia legata all’acqua. E’ causata, principalmente, dall’acaro Sarcoptes scabiei, un parassita molto piccolo e di solito non direttamente visibile, che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito provocando un intenso prurito allergico.

L’infestazione negli animali causata da specie di acari simili viene chiamata rogna sarcoptica. La malattia può essere trasmessa da oggetti, ma più spesso dal contatto diretto pelle-pelle, con un elevato rischio dopo un contatto prolungato.

L’infestazione iniziale richiede da quattro a sei settimane per diventare sintomatica.

Poiché si riscontrano sintomi allergici, oltre al ritardo nella presentazione si ha anche un significativo ritardo nel sollievo dopo che i parassiti sono stati sradicati.

La scabbia crostosa, precedentemente conosciuta come scabbia norvegese, è una forma più grave d’infezione spesso associata alla immunosoppressione.

Dal punto di vista epidemiologico gli acari sono presenti in tutto il pianeta ed allo stesso modo colpiscono tutte le fasce d’età, le etnie e le classi socio-economiche nei diversi climi.

La popolazione mondiale infestata dalla scabbia si aggira tra l’1 ed il 10% (stima) ma, in alcune popolazioni, il tasso può sfiorare il 50-80%. Nel nostro Paese il numero dei casi è sensibilmente in aumento: si è infatti passati dai 2.000/3.500 casi (anni 1990-2000) ai circa 5.700 (dei giorni nostri).

La scabbia è una parassitosi che contagia quasi sempre per contatto inter-umano prolungato: persone che condividono lo stesso letto o gli stessi indumenti.

Il contagio indiretto è raro, può avvenire attraverso il passaggio dell’acaro alla biancheria o lenzuola se contaminata da poco dal soggetto malato.

Gli acari, lontano dall’ospite umano possono vivere oltre 72 ore.

Una caratteristica fondamentale che rende la scabbia molto riconoscibile sono delle lesioni che si formano sulla pelle chiamate cunicoli scabbiosi: una sorta di microscopiche gallerie di circa 2-3 millimetri di colore biancastro che servono ai parassiti femmine per deporre le uova.

Le larve attive emergono dopo 3-4 giorni e invadono la cute circostante.

Il prurito è generalizzato ed avvertito specialmente di notte.

Il rash cutaneo e le gallerie degli acari compaiono soprattutto in alcune zone: tra le dita, sui polsi esui gomiti ma possono essere rinvenute: sui piedi, sulle caviglie, sui genitali maschili, sui capezzoli e sul palmo delle mani.

La scabbia crostosa (originariamente denominata scabbia norvegese) è la scabbia tipica dei soggetti immunodepressi (Hiv positivi o che utilizzano farmaci immunosoppressori).

Si manifesta in modo caratteristico con lesioni crostose sulle: mani, piedi, cuoio capelluto, orecchie ed aree sotto le unghie.

Questa forma può essere asintomatica e, occasionalmente, assomiglia ad un eczema o ad una psoriasi.

La diagnosi viene effettuata con l’esame obiettivo ed il cunicolo non sempre è visibile.

La ricerca dell’acaro avviene mediante entodermoscopia (dermatoscopio a luce polarizzata).

Le epidemia di scabbia si possono propagare in particolari luoghi come: centri di riabilitazione, corsie ospedaliere, unità di dialisi e lavanderie nosocomiali.

Il personale ospedaliero può contrarre la scabbia applicando lozioni o utilizzando spugne sui corpi dei pazienti.

La pulizia quotidiana degli ambienti di degenza, della biancheria e degli indumenti dei pazienti contribuisce all’eliminazione degli acari e può dimezzare il rischio di contagio.

Disporre il paziente (contagiato) in una stanza singola. Ove ciò non fosse possibile, si collochi il paziente in una stanza con soggetti che abbiano un’infezione attiva con lo stesso microrganismo ma, senza nessun altro tipo d’infezione in atto.

L’isolamento o l’accorpamento equo è importante per impedire il contatto diretto o indiretto.

Fondamentale (come prevenzione) è: il lavaggio delle mani, l’uso di guanti e camici (pulito, non sterile), il controllo degli ambienti (pulizia e disinfezione sistematica delle superfici ambientali, delle attrezzature del lato del letto e di altre superfici toccate) , lo smaltimento della biancheria sporca e la pulizia dei dispositivi/apparecchiature utilizzate per evitare il contagio tra pazienti.

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