Falsificarono attestati di qualifica per Operatori Socio Sanitari (OSS): ora finiscono alla sbarra.

Continuano le inchieste sulla falsificazione di attestati di qualifica per Operatori Socio Sanitari (OSS): decine di soggetti finiscono alla sbarra.

Continuano a raffica le inchieste sugli attestati fasulli per Operatori Socio Sanitari (OSS) di cui in passato ci siamo più volte interessati, anche con nostre inchieste. Oggi sono le Procure a volerci veder chiaro su alcune attestazioni che riporterebbero loghi e firme false di Regioni e di dirigenti regionali. Le indagini sono state avviate dopo le denunce depositate da alcuni corsisti. I raggiri sarebbero stati ben studiati prima di essere attuati all’insaputa degli iscritti ai corsi formativi, smaniosi di acquisire la qualifica di Operatore Socio Sanitario. Il logo ed i timbri della Regione Abruzzo venivano falsificati e solo apparentemente rilasciati per conto della struttura formativa. Ad esempio; timbri e firme falsi sugli attestati, con le immagini dell’Unione Europea Fondo Sociale Europeo insieme con l’intestazione sia del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che della Regione Abruzzo. In calce, sempre nella prima pagina, il timbro falso con la dicitura “Settore Formazione Professionale”, e l’altrettanto posticcia indicazione “si attesta che i dati riportati in questo titolo sono conformi a quelli della documentazione in atti” oltre alla firma falsa del dirigente del Servizio Formazione ed Orientamento Professionale della Regione Abruzzo. Nella seconda pagina veniva riportata l’attestazione delle ore di lezione svolte e dell’esito positivo della valutazione finale con tanto di firma del Presidente dell’ente formativo. Peraltro alcuni attestati rilasciati riportavano un codice autorizzativo della Regione Abruzzo che richiamava un altro organismo di formazione per una tipologia di corso differente.

Andando a fondo i finanzieri hanno poi scoperto che gli aspiranti operatori socio sanitari effettuavano la prova finale in una stanza di un hotel di Pescara dove arrivavano in pullman dopo aver svolto i corsi direttamente da casa e non nella sede dell’ente. Come detto sono una decina le vittime ma il numero è destinato a crescere. A titolo esemplificativo c’è la storia di una ragazza salentina che, nel 2017 e in più tranches, avrebbe sborsato circa 2mila e 800 euro per ottenere un attestato del tutto falso. E come lei, tanti altri sono caduti nello stesso raggiro. L’udienza preliminare è fissata per il 17 marzo del 2022. A difendere gli imputati, ci penseranno gli avvocati Umberto Leo; Anna SchiavanoAntonio LiagiGiuseppe De SarioAndrea ConteGiuseppe Rosafio e Cristina Mafredi.

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